Il sogno che uccise mio padre by Luca Tarantelli

Il sogno che uccise mio padre by Luca Tarantelli

autore:Luca Tarantelli [Tarantelli, Luca]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858645031
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2013-04-08T22:00:00+00:00


«Papà, mi spieghi cos’è l’inflazione?»5

Di inflazione, in casa, si parlava in ogni momento. Durante tutta la mia infanzia avevo sentito ripetere queste espressioni – disoccupazione, scala mobile, politica dei redditi, salari – ed erano le stesse parole che ascoltavo nei telegiornali. Spesso in televisione appariva gente che era stata a casa nostra la sera prima, o cari amici di mio padre che io conoscevo bene. Capivo che lui frequentava gente importante: un giorno gli chiesi perché non apparisse mai in televisione. «Perché non lo ritengo necessario» mi rispose. Questo rifiuto ad andare in video contrastava con il suo impegno a pubblicare sui giornali. «Ci teneva tantissimo a scrivere su “Repubblica”» spiega mia madre.

Io lo vedevo sempre impegnato con i suoi appunti e i suoi libri, a volte spariva per un fine settimana intero, a Sabaudia, per scrivere un articolo o un libro. Parlava spessissimo del suo lavoro: a tavola con mia madre, o con gli amici che venivano a trovarci. Un giorno, io avrò avuto otto anni, mi feci forza e gli chiesi: «Mi spieghi cos’è l’inflazione?». Lui si impegnò molto a illustrarmi i complessi meccanismi su cui si stava scervellando in quegli anni, in una forma che potessi comprendere anch’io. Era un momento storico di fortissima tensione: anche un bambino com’ero io poteva capire che c’era in corso qualcosa di simile a una guerra, e che mio padre era coinvolto in decisioni importanti. La sera, seduto con lui davanti alla televisione, guardavamo sempre il Tg1. Mi ricordo ancora quel mezzobusto dai capelli bianchi che annunciava con voce tragica nuovi delitti e attentati: provavo sempre molta angoscia nell’ascoltare queste notizie. Era uno stillicidio che ci faceva sentire che una nuvola cupa scendeva sul Paese. Alla notizia della liberazione del generale Dozier e all’arresto dei molti brigatisti che ne seguì, provammo una vera sensazione di sollievo. Ci sembrava che le BR fossero davvero finite.

In famiglia c’erano spesso liti sulla gestione della casa e dello spazio. Pur se innamoratissimo di mia madre e della sua componente femminista americana, Ezio era un tipico uomo italiano, abituato a vivere servito dalla madre e dalla zia: e mia madre non riusciva a fargli capire come dovesse gestire una casa in modo non maschilista. Era incredibilmente disordinato e trasandato nel vestire, sembrava non curarsi assolutamente delle apparenze fino al punto che un giorno – racconta mia madre – entrò nel negozio accanto alla Banca d’Italia e ne uscì con due vestiti quasi uguali, da intercambiare, per eliminare alla radice il problema dell’abbigliamento.

Alcuni aspetti della sua trasandatezza giovanile si attenuarono col tempo: mia madre ricorda che quando vivevano a Cambridge lui stendeva sul balcone i calzini che si toglieva la sera per fargli prendere aria e rimetterseli poi il giorno dopo – era convinto che questo fosse sufficiente perché non si sporcassero troppo. Altri aspetti perdurarono; ad esempio ricordo che avevamo una macchina tutta ammaccata, comprata usata nonostante sia mio padre che mia madre avessero degli ottimi stipendi. Quando si apriva la portiera del lato passeggero sembrava



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